Ci sono degustazioni che assomigliano a degli infanticidi, ma che permettono di intravvedere il futuro di alcuni grandi vini. E’ il caso di questo Bordeaux che nasce “entre-deux-meres” ovvero in quella fascia di terra compresa fra Garonna e Dordogna poco prima della loro confluenza nel maestoso estuario della Gironda. E’ un 2016, quindi davvero ancora giovane. E’ classificato Merlot (il vitigno principe della regione) anche se è in realtà un blend col 15% di Cabernet sauvignon.  La maison è stata avviata nel 1873 con l’acquisto dei primi vigneti ed ampliata nel 1920: inizialmente la produzione di uve è stata ceduta ad altri chateaux per poi, nel 1988, iniziare a proporre la propria etichetta. La nouvelle vogue dei Vincent è affidata a Christophe dal 1990 – periodo in cui  il vigneto è stato ristrutturato -. Fabien è arrivato nel 1999, e la sua priorità è stata la ricerca della piena espressione di aromi ed equilibrio. Château Lamothe-Vincent beneficia anche della sua costante determinazione ad esplorare nuovi modi di vinificazione e affinamento grazie alle esperienze formative in Francia, Nuova Zelanda e Australia che hanno aperto la sua mente per mantenere solo il meglio negli stili del Vecchio e Nuovo mondo.
Il vigneto – complessivamente sono 90 ettari su suoli limoso-argillosi esposti a mezzogiorno – è stato progressivamente convertito ad una agricoltura sostenibile: dal 2013, la tenuta ha ottenuto lo status di “fattoria ad alto valore ambientale”, il più alto riconoscimento agro-ecologico francese. I predatori naturali (Typhlodroma) sono utilizzati il più possibile per contrastare i parassiti che attaccano le uve, come i ragni rossi e i bruchi Eudemis e Cochylis. Non esiste un trattamento sistemico; vengono utilizzati solo prodotti attivi con profilo ecotossicologico non aggressivo, insieme ad un trattamento specifico anti Botrytis per preservare l’uva più matura possibile in modo sicuro;  i concimi organici e l’erba coltivata tra le file sono associati alle opere verdi per ottenere la resa ottimale, attraverso il diradamento delle foglie nella parte inferiore della vite per ridurre al minimo il rischio di marciume favorendo una migliore ventilazione, riducendo l’umidità, e garantendo una maggiore esposizione al sole per ottenere uve perfettamente mature.  La lavorazione delle uve è quella classica: vendemmia manuale, macerazione a freddo per sei giorni, fermentazione a temperatura controllata per un periodo massimo di 24 giorni, malolattica svolta, affinamento in parte in aciaio in parte in botti di legno francese per circa 9 mesi. Il risultato? Un gran vino, con un potenziale immenso ed una capacità di invecchiamento di almeno 15 anni. Nel bicchiere è intenso, con unghia cremisi. All’olfatto immediati profumi di mora, amarena, cassis, fragola matura. Il palato è ampio, dai tannini ancora giovani, molto fresco. Le note sono coerenti di frutta, viola, liquirizia, torna l’amarena e una nota leggera di prugna e rabarbaro. Il finale è gradevolmente speziato, minerale, di grande bevibilità. Richiama un secondo bicchiere. E’ il Bordeaux che avreste voluto conoscere e non vi siete mai fidati a chiedere. Da avere sempre in cantina.
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