Omaggio a Bergamo con una sua eccellenza. Un vino ambasciatore della città da secoli: il Moscato di Scanzo. Una perla della vitivinicoltura italiana che Gino Veronelli paragonava un poco alla vicenda dell’araba fenice. Lo presentiamo nell’annata 2011 di Tallarini, società agricola in Gandosso. Racconta Emanuele Roncalli su l’Eco di Bergamo, che il Moscato di Scanzo è ritenuto uno dei vini più antichi d’Italia. La prima testimonianza risale all’8 giugno 1347 quando Alberico da Rosciate lasciava a Jonolo da Priatini una quantità di Moscato prodotto in terra bergamasca. Altre tracce si registrano nel 1372 in un carteggio del Vescovo feudatario della Tribulina di Scanzo e relativo a due mezzadri: qui si parla della quantità di moscadello che i coloni dovevano fornire al feudatario. Nelle celebri Effemeridi di Donato Calvi si cita un episodio risalente al 1398 attraverso i quali i Guelfi di Scanzo si impossessarono di 42 carri di Moscato Rosso di Scanzo sottratte ai ghibellini di Rosciate.
Questo vino vanta anche il fatto di essere stato dono prezioso del grande architetto bergamasco Giacomo Quarenghi alla zarina Caterina II di Russia. Da qui conquistò velocemente quote del mercato londinese; furono proprio i londinesi a trasformarlo in delizioso passito, spinti dalla voglia di creare un nuovo sherry di uva. Nel ‘700 il Moscato di Scanzo veniva quotato alla Borsa di Londra per una ghinea d’oro alla botticella. Ancora oggi il Consorzio è fornitore della Real Casa di Inghilterra.
Tallarini si trova a poca distanza da Bergamo Alta e dalla sponda bergamasca del Lago d’Iseo, tra le colline di Gandosso, sorge la cantina, una tra le più antiche produttrici di vini Valcalepio e Moscato di Scanzo.
Grande annata il 2011. Un vino affascinante. Ti ammalia con un grande sorriso sin dall’ingresso nel bicchiere. Un intenso colore viola, profumi di frutta candita, ampie note terziarie ma anche agrumate salgono al naso. Liberato l’effluvio , al palato ha la capacità di pulire grazie ad una buona acidità. Un grande vino da uve passite, con una gradazione attorno ai 14 gradi, di colore rosso rubino carico, quasi denso alla vista, dal gradevole sentore di ciliegia, prugna e balsamico dalla salvia fino all’eucalipto, che invecchiando vira su note speziate. In bocca è delizioso, spesso elegante, mai stucchevole, per il residuo zuccherino che sta spesso a metà strada tra 50 e 100 g/l, come da disciplinare. Dopo lentissima fermentazione a contatto con le bucce, il vino viene affinato in acciaio e quindi in bottiglia per un periodo complessivo di almeno 24 mesi.
In seguito alla crisi post-fillosserica all’inizio del XX secolo, la coltivazione delle uve moscato si ridusse enormemente e negli anni ’70 si rischiò l’estinzione della varietà. A partire dagli anni ’80 si registrò un notevole incremento, anche grazie al lavoro di selezione clonale che lo portò all’iscrizione nel Registro delle varietà di vite da vino nel 1981. Dall’appassimento e vinificazione dei grappoli si ottiene il Moscato di Scanzo DOCG. La denominazione nasce nel 2009 (prima ancora era una sottozona della Valcalepio DOC).