La Basilicata non è solo Vulture. Da terre poste ad una quota che potremmo definire di montagna, a settecento metri, su rilievi dolomitici, si è concretizzato il sogno dei coniugi  Andrea e Teresa Buchicchio. Una location un po’ defilata rispetto alle tradizionali mete dell’enoturismo , ma proprio per questo offre dei profili inaspettati e tutti da scoprire. Siamo nella montagna lucana. Il torrente Camastra, sbarrato da una diga alta 54 metri e con una capacità di circa 32 milioni di litri, è il più importante affluente di destra del fiume Basento, il più lungo della Basilicata e che sfocia nel mar Ionio a Metaponto. Terre da sempre vitate, sin dall’epoca degli Enotri che, fino al IV secolo a. C. abitano Anzi, sede dell’Azienda, paese situato alle falde del monte Siri e rientrante nel Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val D’Agri Lagonegrese.

Anzitutto parliamo di un vino biologico. Un progetto lanciato da quattro anni “Stimolante ed avvincente – racconta Andrea – che riguarda il Siri rosso. Dopo aver vissuto per diversi anni al Nord, abbiamo deciso di ritornare nella natia terra di Anzi e di investire nel nostro territorio d’origine, costituendo l’azienda vitivinicola denominata “Alte vigne della Val Camastra”. Nella nostra avventura imprenditoriale, ci ha raggiunto l’enologo Fabio Mecca di Barile, centro del Vulture rinomato per la produzione del pregiato aglianico.”

Del  “Siri” esistono tre versioni: il bianco, il rosé e il rosso. Quest’ultimo ha meravigliato, nella sua versione 2018, un vino da non perdere. Si ritrova sin dal profumo e dal colore l’identità del territorio, e la sua anima. Un’anima da scoprire assieme ai produttori che sanno accoglierti come un fraterno amico. Questa è la Val Camastra che si incontra nella beva del Siri rosso. Una sinfonia di tre spartiti, Cabernet Sauvignon , Merlot e Montepulciano d’Abruzzo.

La sapienza e attenzione ad ogni dettaglio nella scelta delle uve, si collegano alla festa della vendemmia, che qui avviene ad autunno avviato, tra metà settembre ed ottobre. Ovviamente tutto manuale. Dice Fabio Mecca che “Territorio ed identità sono la strada maestra su cui basare la cifra di ogni vino che va innanzitutto pensato in relazione al terroir e, quando cio’ avviene, le soddisfazioni non mancano ad arrivare”. Su una superficie totale di due ettari questo bel vigneto è un esempio di intelligenza nel seguire le opportunità della natura.  Un vino che ti seduce col suo colore intenso col suo caldo profumo di  marmellata di frutto di bosco, prugne americane, nuances di balsamico e liquirizia. Selte ponderate, come natura crea e l’enologo porta all’eccellenza gustativa. Un bellissimo vino, anche nel rapporto qualità prezzo, tutto da scoprire.