Non ci meraviglieremmo se fra qualche anno starà molto probabilmente nella top ten di una ideale classifica di vini migliori d’Italia, questo  Barolo DOCG Cannubi 2015 di Giacomo Brezza e figli. Un vino giovane ma già sontuoso, che parla albeisa,  da un territorio molto antico, di dieci milioni di anni,  di un’azienda simbolo della best practice.

Come ricorda “l’Atlante delle vigne di Langa” edito da Slow Food: «La più antica bottiglia recante una MeGA (Menzione Geografica Aggiuntiva) in etichetta cita Cannubi 1752; tale prezioso cimelio sta ad indicare come il vigneto Cannubi  fosse già famoso e valutato prima dell’avvento del vino Barolo. Il prestigio dei Cannubi non ha mai conosciuto disgrazia, anzi e sempre servito a dare lustro alle case vinicole che lo producevano». I vini non vengono mai filtrati né chiarificati, le temperature sono costantemente controllate durante la fermentazione, e l’invecchiamento è eseguito in grandi botti di rovere di Slavonia, costruite con le doghe piegate a fuoco ma non tostate».

L’Azienda Agricola Brezza proprietaria di vigneti in Barolo già dal 1885 prese il nome da Giacomo Brezza il quale per primo insieme al padre Antonio intorno al 1910 mise il vino in bottiglia.  “Siamo biologici. Attenzione massima al territorio e al buon senso. Che guida tutte le scelte dell’agricoltore rispettoso. Abbiamo un detto qui: en bon lunatè o l’ha sempre tut da fe. Cioè un conoscitore e osservatore dei tempi lunari ha sempre tutto da fare”. Dice Enzo Brezza, con antica saggezza albese.  

Il terroir.   territorio del comune di Barolo viene generalmente considerato risalente al periodo Tortoniano, di più recente formazione rispetto a quelli di Castiglione Falletto, di Monforte d’Alba o di Serralunga d’Alba. La composizione dei terreni emersi dal mare in quel periodo (circa 10 milioni di anni fa) apporterebbe al vino una connotazione di maggiore frutto, un equilibrio raggiungibile con un minor affinamento in bottiglia e una spiccata eleganza. La realtà dei fatti è molto più complessa e la zonazione spinta che è possibile riscontrare nel territorio del Barolo (e quindi anche nel comune di Barolo ..) ne è la più chiara testimonianza. Parliamo probabilmente Di uno tra i piu’ prestigiosi vigneti d’Italia. Ubicato ad un’altitudine di circa 250 m slm, si distingue per combinare sia le peculiarità del periodo Tortoniano – con la presenza di Marne di Sant’Agata – che dell’Elveziano geologicamente più antico, con le Arenarie di Diano.

Il territorio presenta una maggiore concentrazione di sabbia rispetto a Sarmassa, elemento responsabile dell’estrema finezza ed eleganza del Barolo che vi si produce. Grande annata il 2015, come ha ricordato il Consorzio di Tutela, dove “Emerge in modo chiaro, dati di maturazione alla mano, una grande armonia nei parametri tecnici che va ben oltre i numeri e quindi con tutti i presupposti per ottenere vini importanti. In generale possiamo affermare senza alcun dubbio, visto anche il grande equilibrio manifestato dai dati di maturazione, che ci sono tutti i presupposti per una grande annata, da ricordare, come poche altre nella storia”.

Conferma l’assaggio del Barolo Cannubi 2015, che ci appare di colore granato trasparente, con penetranti profumi di violetta e frutta rossa e nera, fresca e in confettura di fichi viola e gelso. Retrogusto agrumato che conferisce freschezza. Quindi uno speziato tenue e note di tabacco dolce, sottobosco, fungo, felce e profumi tostati di torrefazione. Bocca piena e raffinata, con le componenti dure e morbide che si bilanciano perfettamente nonostante il vino sia pressoché appena nato. In evidenza i tannini morbidi e avvolgenti già perfettamente fusi nella lunga chiusura, ancorché giovanile.