(b.g.) Le saline di Margherita di Savoia sono a pochi chilometri, una sottile striscia di terra e di case bianche le divide dal Basso Adriatico. Tutto intorno, i campi coltivati in piccoli appezzamenti. Non è la Puglia da cartolina che tutti hanno imparato ad amare, è una Puglia meno glamour, più concreta, resa più dura dall’asprezza del lavoro. Fra i vigneti in zona, quelli che Marilia e Linda Leone hanno eredito e trasformato nel loro ideale di vita. A iniziare col vigneto fu il bisnonno che, assai probabilmente, mai avrebbe immaginato delle pronipoti impegnate a conquistare i mercati. «In realtà siamo cresciute col sapore del mosto nelle narici, sin da bambine. E dopo aver messo su famiglia abbiamo deciso di provarci per davvero» spiegano. «Abbiamo due ettari di proprietà, poi ci danno una mano alcuni conferitori di uve. Piccoli conferitori e piccoli appezzamenti di vitigni autoctoni che riusciamo a controllare. Ad oggi produciamo 10mila bottiglie di Primitivo IGT Puglia e di Nero di Troia, sempre IGT. Ma siamo già pronte col Bombino bianco cui seguirà un rosato spumante». Marilia e Linda hanno scelto di puntare tutto sulla carta femminile: dal nome della loro cantina – Madri Leone – a quello dei vini, tutti dedicati a figure femminili che hanno conquistato un posto speciale nella storia, sfidando le consuetudini dei loro tempi: dalla prima della crocerossine, la matrona romana Paulina Busa (che aprì le porte della sua dimora ai feriti della Repubblica dopo la battaglia di Canne contro Annibale), e Ondina Valla, campionessa olimpica a Berlino 1936, ostacolista e velocista, coi record battuti soltanto recentemente.
Profondo il legame con un territorio molto particolare: «I nostri – spiegano le due vignaiole che sono aiutate in cantina dall’enologo Leonardo Palumbo – sono “vini di sale”. Qui, nella zona di Trinitapoli, siamo al centro di una piana che va verso il mare avendo a nord il promontorio del Gargano e l’Alta Murgia immediatamente a sud. Il mare arriva con la brezza di levante, mentre venti da nord e sud mantengono fresche le uve di vigne che sono al livello del mare. Questo ci permette di ottenere vini vitali, eleganti, molto fruttati». Caratteristiche che si preservano anche escludendo l’uso del legno, preferendo infatti la sola lavorazione in acciaio.
Primitivo IGT Puglia 2019 “Busa”
I vini in degustazione sono stati imbottigliati da un paio di mesi e quindi è d’obbligo pensare ad una loro evoluzione. Più che un assaggio è un infanticidio. Un Primitivo non terroso, molto fresco nonostante i 14 gradi che si fanno sentire furbescamente soltanto dopo un po’. Molto fruttato con note di thè nero e finale stringente, quasi amaricante. Non opulento, molto fine con una persistenza al palato molto marcata.

Nero di Troia IGT Puglia 2018 “Valla 1936”
Anche qui la forza dei profumi è dirompente nel bicchiere, ma scordatevi davvero l’immagine di vini potenti e pesanti, dal peso specifico improponibile, quelli in grado di resuscitare un morto oppure di spedirlo definitivamente kappao. Al naso foglia di geranio, the, frutta rossa. Il palato sa di amarena, prugna, mirtillo. Ma è fresco, appagante, invitante prima di colpirti con la sua nota alcolica. Grande spalla acida. Il finale è più rustico, virile, con in evidenza la leggera speziatura del varietale.
Entrambi i vini sono molto ben fatti, puliti, senza una sbavatura. Le altre tre etichette in prossima uscita sono il Sanna Sulis Puglia IGT, un rosato da Nero di Troia, che porta il nome di una delle prime imprenditrici ante litteram della storia, il Delia a.C. Puglia IGT, un Bombino Bianco che rievoca la madre simbolo della preistoria e il Saline Rosa Puglia IGT, un bollicine rosato, che nasce proprio nei pressi della Riserva Naturale delle Saline di Margherita di Savoia. Ne sentiremo parlare…