(di Carlo Rossi) Debutta il nuovo vino rosato dell’annata 2020 che il senatore salentino Dario Stefàno produce, in collaborazione con l’enologo Riccardo Cotarella, nel tacco d’Italia, un Negroamaro. In Salento, da quella Puglia vocata al nettare di Dioniso a tal punto di far dire a Dante Alighieri “ Puglia, terra sitibonda ove il sole si fa vino “ il sole e la luce sono la cifra onnipresente. E questo vino si connota come un diamante raro del tesoro salentino, questo Tacco Rosa di Stefàno, così chiamato proprio per sottolineare il terroir di questa parte d’Italia, che, tra stelle, rosoni, bellissime cattedrali barocche, offre un ulteriore elemento di suggestione nelle sue eccellenze vitivinicole. Del resto Dario Stefàno da sempre vanta un amore così forte con la sua terra – che affonda le radici nell’infanzia quando il nonno materno lo portava nel vigneto di famiglia – da spingerlo a compiere il grande passo. L’acquisto di 1,5 ettari per avviare una piccola produzione: solo 2.500 bottiglie per l’annata 2019, salite a 6.000 per la 2020.
Da sempre alfiere del territorio e del bere rosa, Stefàno è stato assessore alle Politiche Agroalimentari della regione Puglia prima e da senatore della Repubblica poi. A lui si deve il ddl che si propone di promuovere l’istituzione obbligatoria della disciplina “Storia e civiltà del vino” nelle primarie e secondarie, di primo e di secondo grado. “Non esiste pezzo di storia del nostro Paese che non incroci vicende legate all’uva e al vino. Dobbiamo iniziare a raccontare l’Italia anche attraverso le peculiarità identitarie che hanno accompagnato tutti i passaggi della storia più importanti. E’ venuto il momento di offrire ai nostri ragazzi conoscenze basilari sul mondo vitivinicolo” spiegava.
Il vino ora. Il Tacco rosa 2020 è un rosato che presenta da subito un bel colore delicato, quasi provenzale, con sfumature del tramonto. Il profumo è vibrante, intenso. Si incontrano a poco a poco piccoli frutti di bosco, lampone, ribes, mora, gelso, con spiccati sentori agrumali che conferiscono freschezza, come quelli dell’arancia sanguinella. In bocca è…pericoloso. Una ottima beva che lo rende adatto a più momenti nell’abbinamento con piatti, sia di territorio, che innovativi. Assaggio succoso e fresco, di notevole piacevolezza e persistenza. Viene da uve coltivate ad alberello pugliese, antica tecnica mediterranea che deriva per lo meno dai Greci e che qui ha trovato un territorio d’elezione. La Cantina cooperativa che lo accoglie, ed in cui viene imbottigliato all’origine, è una delle più innovate nello scenario nazionale. Show room in quel di Cellino San Marco. Un rosato di classe.