(di Carlo Rossi) Al recente Vinitaly, Riccardo Cotarella ha riunito in una masterclass le aziende che hanno fatto grande l’Italia del vino, facendo arrivare i loro capolavori enologici in tutto il mondo.

Giulio Ferrari 2006 – Trento DOC, Sboccatura 2017. Un vino che non teme il tempo,  anzi. Viene da esso arricchito. La prima cosa da evidenziare del Giulio Ferrari sono le rese del vigneto di Maso Panizza, rese di 90 quintali di uva circa per ettaro che danno dai 45-55 litri per 100 Kg di uva.  Le solforose al massimo sono di 10 mg/L di libera e di 50 mg/L di totale. Il Giulio Ferrari viene prodotto da uve chardonnay 100%, solo nelle annate migliori, ed infatti nel 2011 non verrà rilasciato. Una delle etichette più importanti nel panorama internazionale per quanto riguarda la storia del metodo classico italiano, nata nel 1972 per mano di Mauro Lunelli in onore del fondatore dell’azienda. Le uve Chardonnay provengono appunto dal Maso Pianizza, il più antico e prestigioso cru della cantina, posto tra i 500 e 600 metri di altitudine. ll naso regala un bouquet intenso e sfaccettato di aromi fruttati, frutta secca e candita, note di miele, fiori secchi, vaniglia e cioccolato bianco. Il sorso è ricco, bilanciato da cremosità e freschezza, incredibilmente persistente.

Friuliano Sigar 2018 – Colli Orientali del Friuli DOC di Felluga. Il Friulano di Livio Felluga è l’etichetta della tradizione, dedicata al vino che ha fatto la storia del territorio. Un tempo conosciuto con il nome di Tocai, è prodotto con il vitigno bordolese Sauvignonasse, importato il Friuli nel corso dell’Ottocento e che ha trovato in queste terre l’habitat ideale per esprimersi su ottimi livelli qualitativi. Il clima mite e ventilato, con estati quasi mediterranee e i terreni molto vocati, permettono di ottenere uve mature e ricche, che regalano un bianco armonioso e morbido, particolarmente duttile negli abbinamenti a tavola. Il vino Friulano di Livio Felluga è una splendida versione di un grande vino della tradizione popolare. È la bottiglia che non poteva mai mancare in tavola e che ha contribuito a far conoscere i bianchi di questo spicchio di terra, situata all’estremo confine orientale della nostra penisola. Nel calice si presenta di colore giallo chiaro con luminosi riflessi dorati. Il quadro olfattivo è ricco e intenso, con profumi di agrumi, sfumature floreali, aromi di frutta a polpa gialla, pesca, albicocca e morbidezza finale.  

La Guardiense dalla CAMPANIA il Senete 2016 – Falanghina Del Sannio DOP. Si scende poi dai Colli orientali del Friuli per degustare il Falanghina “Janare Senete”, che nasce da un unico vigneto del Sannio Beneventano, con vinificazione in acciaio e criomacerazione. Sentori  di frutta tropicale. La fase di fermentazione è abbastanza lunga, circa 20 giorni, a temperatura controllata. Breve affinamento in bottiglia. Colore giallo paglierino, caratteristico profumo fruttato e di notevole intensità. Ottimo bilanciamento tra acidità e sapidità lo rendono particolarmente gradevole. Versatile nell’abbinamento, da provare in accompagnamento a formaggi cremosi.

Risaliamo quindi in  Veneto, nell’est veronese, per assaggiare il mitico Pieropan  Calvarino 2010 – Soave Classico DOC. Basta il nome. Poi Riccardo Cotarella ci accompagna da Valentini ABRUZZO, Trebbiano d’Abruzzo 2015 DOC. La nobile famiglia Valentini, di origine spagnola, risiede a Loreto Aprutino, in provincia di Pescara, fin dal 1600 ed è proprietaria dell’omonima vasta tenuta in cui, già a quei tempi, si producevano vino, olio e grano. I discendenti della famiglia, nelle epoche successive, si sono sempre occupati della gestione della tenuta, anche se hanno svolto attività diverse, ricoprendo anche importanti incarichi a livello locale.

Poi  Marchesi Antinori TOSCANA  Badia a Passignano 2009 – Chianti Classico Riserva DOCG Badia a Passignano Gran Selezione è prodotto esclusivamente dalla selezione delle migliori uve Sangiovese provenienti dall’omonima proprietà situata nel cuore del Chianti Classico. La zona è rinomata per la produzione vinicola sin dall’anno mille. I vigneti si estendono su un terreno ricco di roccia calcarea con una media dotazione di argilla ad un’altezza di circa 300 metri s.l.m. L’affinamento avviene nelle storiche cantine della Badia di Passignano del X secolo.

Biondi-Santi Tenuta Greppo Brunello di Montalcino DOCG 2017 .

Tenuta San Guido TOSCANA Sassicaia 1997 – Bolgheri Sassicaia DOC.  Mario Incisa della Rocchetta sognava di creare un vino di razza. Il suo ideale, come per l’aristocrazia dell’epoca, era il Bordeaux. Nessuno aveva mai pensato di fare un vino “bordolese” in Maremma, una zona sconosciuta sotto il punto di vista vinicolo. L’annata del 1968 fu la prima ad essere messa sul mercato, con un’accoglienza degna di un Premier Cru Bordolese, 94/100 Wine Spectactor, prezzo oltre 400 euro.

Ceretto PIEMONTE Brunate 2013 – Barolo DOCG.

Infine Cantine Bertani VENETO Amarone della Valpolicella Classico 2003. Anche qui, si va all’origine del fenomeno dell’Amarone con un vino che ne è uno dei punti di riferimento per tradizione e rispetto del territorio e del frutto. Venti anni e non sentirli, del resto la cantina storica di Bertani è la conferma della capacità di invecchiamento di questo gioiello.

Una carrellata di storia di aziende che sono note in tutto il mondo. La degustazione ancora una volta dimostra che se l’Italia è unita non ce n’è per nessuno. Anzi. Alla faccia della birra irlandese e di chi vuole imporre modi di consumo uniformi nel mondo.