(di Carlo Rossi) Brunello Cucinelli nasce nel 1953 a Castel Rigone, piccolo borgo del XV secolo in provincia di Perugia, da una famiglia contadina e grazie alla lungimiranza e disponibilità a realizzare sogni diventa in breve tempo il re assoluto nella lavorazione del cashmere. Ad appena 25 anni fonda una piccola impresa che stupisce il mercato con l’idea del colore.
Secondo l’agenzia Bloomberg ha raggiunto lo status di miliardario il 9 maggio 2013, con il possesso del 65% delle quote della sua società, un pacchetto azionario valutato circa 947 milioni di dollari, che arriva a un valore totale di 1,5 miliardi di dollari se si considera la capitalizzazione di mercato della sua compagnia quotata alla Borsa di Milano. Ma è anche un grande filantropo. A seguito del terremoto del 26 ottobre 2016, che ha gravemente danneggiato il Centro Italia, Cucinelli si è detto pronto a ricostruire – con la sua fondazione – il monastero annesso alla chiesa crollata di Norcia; ha inoltre definito Norcia «la città dell’anima», identificandola come sua città di riferimento spirituale. Nel 2018 Cucinelli ha venduto il 6% delle sue azioni, per un valore di oltre 100 milioni di euro, donati in beneficenza. Per queste sue azioni e per la sua attenzione verso il capitale umano di cui l’azienda dispone, Cucinelli è un imprenditore che si vuole vicino ad un sistema imprenditoriale rispettoso della “dignità morale ed economica dell’uomo”, valorizzando l’uomo, i giovani e l’aspetto sociale. Un palmares da campione del mondo, distribuito tra cultura, finanza e attività nel sociale.
Ad ottobre 2021 ha annunciato il progetto di una “Biblioteca Universale” di 2.000 metri quadri localizzata a Solomeo, la cui costruzione dovrebbe terminare nel 2024. Tutte realizzazioni raccontate, quasi come fosse un sogno, in occasione della festa per il suo settantesimo (anni portati benissimo), per la quale ha invitato in una bellissima giornata tutta la sua forza di vendita e sei giornalisti tra i quali noi di Italian Wine Journal. Mancava il vino per bagnare adeguatamente questo anniversario, ed ecco allora l’incontro con il principe degli enologi, Riccardo Cotarella viene quasi naturale. Prima o poi doveva accadere. In una intervista al FT , l’imprenditore umbro più noto al mondo, per la sua casa di moda ‘Brunello Cucinelli’, si racconta. E, nel farlo, tratteggia le meraviglie della sua terra. Partendo da Solomeo, attraversando le bellezze paesaggistiche e artistiche, raccontando la spiritualità benedettina e francescana, ricordando la sua infanzia e i riti delle stagioni per poi aprire le porte nella propria intimità.
Nell’intervista dice: «Solomeo, e tutta l’Umbria, è tranquilla, tranne quando arriva la stagione del carnevale a gennaio. ». Solomeo è una frazione del comune di Corciano, in provincia di Perugia, e si sviluppa sulla cima di una collina. Risalgono al III secolo a.C. sono alcuni reperti etruschi rinvenuti in zona; forse dal nome della divinità etrusca lumn deriva il termine sincretico San Lumeo con il quale si iniziò a designare il luogo.Un incontro tra due Umbri dunque, con esperienze internazionali notevoli. Con una simile visione del mondo. Brunello Cucinelli produce vino “nella vigna dell’amato borgo umbro di Solomeo”.
Con le bottiglie avvolte in una carta che riporta, in italiano e in inglese, frasi di Marco Aurelio, Omero e Socrate, tanto amati dall’imprenditore umbro. Il primo bordolese, annata 2018, porta il nome di “Castello di Solomeo”. Impiantato nel 2011, il vigneto si estende su una superficie di 5 ettari in cui si alternano tre tipologie diverse di suolo alluvionale argillo-limoso e marnoso arenaceo, ciascuno abbinata con accuratezza ad uno specifico vitigno coltivato. È in grado di produrre circa novemila bottiglie per anno. e uve scelte per il “Castello di Solomeo” sono Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Merlot (di cui sicuramente uno dei più grandi conoscitori è Cottarella) , da cui nasce il prestigioso blend bordolese, a cui viene aggiunto il vitigno Sangiovese “come tributo alla cultura e alla tradizione vitivinicola del centro Italia”. Da questa unione – è stato spiegato nella serata – nasce “un vino strutturato e al tempo stesso ricco di morbidezza”. Le oltre 20.000 piante che si snodano lungo i filari del vigneto di Solomeo – è stato detto ancora – vengono curate ogni giorno con l’obiettivo di “garantirne massima longevità e benessere”. Una filosofia agricola “secondo natura”. La scelta di disporre i filari seguendo un disegno a onda rende il vigneto simile ad un “giardino” e permette alle piante, grazie alla loro esposizione, di ricevere la massima quantità di luce favorendo l’arieggiamento. Ottimo. Un tributo alle origini. Le barriques riposano sotto le volte a crociera di una cantina che sembra una chiesa rinascimentale.