(di Carlo Rossi) “Nella Maremma della mia Toscana, nelle terre incoltivate che si distribuiscono ai contadini, per poter arrivare a seminare bisogna prima spezzare la crosta di tufo pietroso che vi è depositata da due millenni di alluvioni; per spezzarla occorrono i trattori: e solo così, sotto quella crosta, si trova la terra fertile e fresca, e in essa, ancora intatte le tombe dei nostri padri etruschi”. Diceva Calamandrei ne il Ponte del 1951. Capalbio è qui, la dimostrazione tangibile e suggestiva che i piccoli borghi italiani rappresentano un tesoro dal valore inestimabile. Capalbio però ha quel qualcosa in più, dettato da un fascino che sembra evocare una Grecia lontana e arcaica. Non a caso questo borgo è conosciuto anche con l’appellativo di ″piccola Atene italiana″. Qui, ammaliati da tanta bellezza, Julia e Georg Weber hanno realizzato qualcosa che non c’era e condiviso un progetto che punta alla massima qualità. Georg vuol subito fare sul serio e riesce ad ingaggiare quasi immediatamente un enologo di fama mondiale: Michel Rolland, che ancora oggi è il consulente esterno dell’azienda.

Una cantina spaziale, che dà vini unici dal cuore della Maremma, a pochi chilometri dal mare fra Capalbio ed il promontorio dell’Argentario, nel sud della Toscana. Il vino bandiera, il Monteverro Toscana Rosso 2018 si è recentemente confermata nella top five della classifica Gentleman dedicata ai 100 migliori vini rossi italiani anche nel 2022, una classifica stilata dalla rivista di Class Editor ogni anno.

 Abbiamo degustato tre top wines di questa azienda biologica: il Vermentino, il Terra di Monteverro e il Tinata. Il 2019 è un’annata fondamentale: la prima completamente biologica di tutta la gamma. Dall’iniziale convenzionale, con l’esperienza maturata in più di 10 anni – a un approccio biologico e nel 2017 è stata intrapresa la strada della certificazione: ha avuto così inizio la transizione di 2 anni per avere un prodotto certificato in etichetta.

“È stata una presa di coscienza e progressiva sull’importanza di lavorare per preservare il più possibile la terra che ci ospita”, spiega il team di lavoro della cantina. “E oggi le analisi del suolo che facciamo regolarmente ci dicono che la conduzione biologia sta dando i suoi frutti per un suolo più vivo, le api che ospitiamo – sentinelle dell’ambiente – sono più produttive tra i fiori del sovescio”.

Il Vermentino 22, risultato dell’ottimo vendemmia 22,sprigiona profumi al naso che ti sembra escano dalla lampada del genio. Frutto della passione, mango maturo, agrumi, influenze di menta e sambuco, finale di erbe, mela cotogna, e pera. Minerale e vivace.

Poi il 19 del Tinata, blend di Grenache e Syrah, un omaggio a due grandi vitigni del Rodano: il Syrah e il Grenache. Le uve, coltivate in uno dei terreni più vocati attorno a una sughera secolare, assimilano i profumi di lavanda, timo e rosmarino della vicina macchia e trasmettono al vino un carattere tipicamente mediterraneo. La freschezza e l’eleganza del Grenache, il fruttato e la corposità del Syrah si fondono in questo rosso di grande complessità aromatica, che rapisce e conquista appassionati e intenditori.

Infine, abbiamo degustato il Terra di Monteverro 19 prodotto dai vitigni Cabernet Sauvignon, Merlot, Cabernet Franc e Petit Verdot, un assemblaggio bordolese classico. Dopo una rigorosa selezione delle uve viene prestata la massima cura alla lavorazione in cantina. Un vino con un eccellente rapporto qualità-prezzo, che già da giovane si rivela aperto ed estremamente godibile e che conquista con gli aromi della macchia mediterranea e le note fruttate di ciliegia e frutti rossi